lunedì 3 marzo 2014

SCRITTI (Parte 4) El “Chiesa donn”


Nonno Enrico (el Chiesa Donn) con famiglia e bisnonna Carolina
Non posso chiudere questa rassegna di persone stravaganti ed estrose, senza richiamare dal mondo dei più “el Chiesa donn”. Alla guida del suo ronzino, impegnato nel traino d’un capace carro su cui si trovavano generi alimentari, di drogheria e di merceria, girovagava per i cascinali che facevano corona a Baggio ed anche sostava nelle parti estreme delle vie del rione: un venditore ambulante come ancora ne esistono; ma “el Chiesa” era una figura particolare, poiché ad un perenne sorriso ed irrefrenabile giovialità, accompagnava il suo lavoro con mille battute esilaranti. Intanto era estremamente originale il modo con il quale si presentava nei cortili; infatti, piuttosto di lanciare un suono di tromba, avvertiva con voce squillante:

“Ghè rivàa el Chiesa donn
Al g’ha l’oli e l’asèe bon
Acqua negrina, saùn e l’ucelina
Spirit de brüsà, sucher e cafè”

A tale richiamo le donne si affollavano attorno al carro e , mentre dava loro quanto gli veniva richiesto, trovava mille motivi per equivocare un po’ su tutto. La domenica lo si trovava fra i cantori della parrocchia e, quasi tutte le sere, lo si poteva vedere, addormentato come un sasso, su di una poltrona della grande sala dell’Università di p.za Sant’Ambrogio, disattento a seguire le dotte conferenze della Azione Cattolica, della quale, in Baggio, fu per decenni il presidente. 
Nonno Enrico con papà Virgilio e zio gesuita don Carlo Chiesa
Il nostro Chiesa Enrico, con suo cognato, nel lontano 1920, o giù di lì, aprì la prima sala cinematografica in Via Due Giugno. La sala era tremendamente modesta, e pochi erano i centesimi richiesti per poter seguire la proiezione; ma i pratici baggesi d’allora anziché andare al “Gin Matòc” (come storpiavano il termine cinematografo), con quei pochi centesimi preferivano bersi un “mez” di barbera. L’iniziativa, manco a dirlo, andò fallita. Seguirà, più tardi in via Rismondo, il cinema Gardenia. Ma il brav’uomo ebbe le sue meritevoli soddisfazioni; dei suoi cinque figli, uno si fece sacerdote gesuita e per decenni collaborò alla reggenza dell’Istituto Leone XIII a Milano e del Bellarmino in Roma; un altro, conseguita la laurea in filosofia, da sempre sta insegnando Lettere ai giovani, sia delle scuole statali diurne che di quelle comunali serali. Ai molti alunni, oltre alle nozioni volute dai programmi ministeriali, cerca di trasmettere la gioia di vivere, la fiducia nel futuro, la convinzione che ogni giorno ha il suo santo e che, alla fine, il trionfo del bene sul male sarà, come è sempre stato, sicuro e completo.
Questo spirito semplice ed onesto è la caratteristica profonda e costante del buon popolo di Baggio, spirito di cui dovrebbero imbeversi i baggesi di più o meno recente importazione.



Mercoledì 5 marzo 2014 ricorre il settimo anniversario della scomparsa di mamma. Ci piace saperli in cielo di nuovo insieme, giovani e sorridenti come nella foto dei giorni del loro matrimonio o anche, nella foto che segue, più avanti negli anni ma con lo stesso spirito.

Con mamma Ambrogina Antoniazzi (Cesano B. 19/10/29-Magenta 05/03/07)

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